ARTE E STORIA

CHIESA DI AGORDO

L’antico tempio, probabilmente in stile romanico, presentava come caratteristiche tre altari e una torre campanaria adiacente alla facciata.
A causa di un incendio, nel 1430, la struttura venne completamente distrutta e ricostruita; il suo rifacimento terminò nel 1513.
Nella nuova chiesa l’aula si componeva di tre navate delineate da sinuose colonne ornate di capitelli scolpiti, le finestre si mostrano slanciate e strette e alla facciata principale era accorpato anche un campanile, al quale venne annesso un orologio nel 1534. Le pareti del coro si componevano di stalli lignei destinati al clero e ai presbiteri, mentre l’altare maggiore era staccato daII’abside e conservava un tabernacolo realizzato interamente in legno dorato, sostituito successivamente da uno in marmo.
Sull’altare maggiore era presente anche un flugenaltar “a stipo” che nel corso dei secoli è andato perduto.
Infine, lungo le pareti laterali si sviluppavano quattro altari minori collocati a specchio, mentre al centro dell’orchestra trovava collocazione l’organo del tirolese Daniel I lerz in sostituzione dell’antico strumento di Gii olanao Zavarise, utilizzato fino al 1839 quando viene sostituito da quello attuale di Giuseppe Cipriani.
Nella prima metà dell’Ottocento si riscontrò un problema di spazio che spinse l’arcidiacono Vincenzo Pilonet a pensare ad una soluzione per poter ampliare la chiesa: l’ambiente era infatti tropo piccolo per accogliere i fedeli della parrocchia e si rivelò necessario allungare la struttura.

Santa Maria nascente – Agordo

Fu così che venne ideato un nuovo disegno ad opera dell’architetto feltrino Giuseppe Segusini, il cui progetto venne completato tra il 1836 e il 1852.
Le principali modifiche furono l’abbattimento dell’antica torre campanaria e della cappella del Battistero per permettere l’ampliamento: secondo il nuovo progetto venne modificata la facciata, accompagnata da due campanili laterali, e composta di tre nicchie centrali dove trovano collocazione le statue delle Virtù Teologali e due laterali che ospitano le statue di Davide e Mosè.

OPERE D’ARTE
La chiesa di Santa Maria Nascente è anche un ricco contenitore d’arte.
A partire dagli affreschi, che subito colpiscono il visitatore all’entrata della chiesa, per passare poi al parapetto del pontile dell’orchestra, ondulato e ricco di motivi dorati e intagli di strumenti musicali. In questo contesto merita un cenno anche la cassa armonica con la bella facciata scolpita, intagliata e policromata.
All’entrata della chiesa un’altra opera sorprende il visitatore: è l’imponente dipinto “Martirio di Santa Giustina” di Jacopo Negretti, un olio su tela risalente ai primi anni del XVII secolo che raffigura il supplizio di Santa Giustina.

Corpus Domini

Presbiterio Santa Maria nascente

A seguire, nel primo altare minore a sinistra, trova collocazione la Pala di Santa Lucia per opera di Michelangelo Grigoletti che rappresenta la figura di Lucia martire; mentre nel secondo altarino, dedicato a Santa Barbara, è possibile osservare la pala che raffigura una copia dell’opera che Palma il Vecchio dipinse per la chiesa di Santa Maria Formosa di Venezia.
Sempre rimanendo Iungo il lato sinistro della chiesa, in fondo alla navata minore è possibile accedere alla cappella della Madonna, che andò a sostituire l’antico battistero che ospitava la pala dipinta da Francesco Frigimelica “Il Vecchio” raffigurante la Madonna con il Bambino.
A fare da cornice alla pala si trovano anche due tele provenienti dalla chiesa di Santa Marta a Venezia: due oli su tela presumibilmente realizzati da Matteo Ponzoni verso la metà del Seicento, che rappresentano in maniera scenografica il momento dell’Annunciazione alla Vergine Maria.
È qui, inoltre, che troviamo due sculture dell’artista zoldano Valentino Panciera Besarel e del padre Giovanni Battista, autori anche del candelabro per il cero pasquale che trova collocazione nei pressi dell’altare maggiore.

Santa Barbara

L’altare maggiore è sovrastato da una cupola di 24 metri ed è rialzato di tre gradini rispetto al piano di calpestio, accostato da due statue seiceistesche in marmo che raffigurano i Santi Pietro e Paolo, attribuite allo scultore Marchiori. Per quanto riguarda le pareti del presbiterio e dell’abside, la parte bassa è costituita di spalliere lignee e inginocchiatoi Ottocenteschi, mentre la parte alta si compone di ampi spazi affrescati dall’artista Giovanni De Min.
Uno tra questi, dipinto nel semicerchio deII’abside, misura ben 11 x 3,5 m e rappresenta “l’ingresso di Cristo a Gerusalemme, seguito poi da “Cristo e i fanciulli”, “Battesimo del Salvatore”.
A fare da cornice alle splendide opere del pittore non mancano decorazioni e ornamenti eseguiti magistralmente da artisti come Giuseppe Sommavilla.
AI di fuori del presbiterio, alla fine della navata di destra si trova una lapide di Luigi Manzoni con un busto marmoreo realizzato da Luigi Ferrari nel 1853. A seguire si può osservare l’altare minore della Madonna del Rosario che conserva l’opera lignea di Valentino Panciera Besarel raffigurante la Vergine con il Bambino.
Infine, sul quarto altare minore si trova una pala, olio su tela, di Palma il Giovane raffigurante S. Francesco d’Assisi nel momento in cui riceve le stigmate. Infine, meritano un cenno anche le opere conservate nelle sagrestie: “Sant’Egilio nell’atto di ricevere le insegne episcopali” di Padovanino, “Pentecoste” di Palma il Giovane, “Sant’Anna intenta a educare Maria bambina” di Domenico De Biasio.

In occasione di un restauro effettuato nel 1978 sono stati utilizzati degli spazi sopra le sagrestie che attualmente accolgono la “Biblioteca – Archivio Storico Arcidiaconale di Agordo”, all’interno della quale sono conservate preziose documentazioni antiche, e una sala convegni dedicata a Papa Luciani

LE PARROCCHIE

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PARROCCHIA DI AGORDO

ECHI DI AGORDO

E’ in distribuzione il nuovo numero di Echi di Agordo, puoi leggerlo on line scaricandolo il formato pdf.

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